Huan Japes e Alice Marcolin, rispettivamente membership director e membership manager di English UK, sono stati graditi ospiti di una delle periodiche riunioni online dei soci Ialca.
Un’occasione perfetta per fotografare l’andamento del mercato italiano degli ultimi difficili quattro anni verso la destinazione Gran Bretagna.
Nel 2019, anno pre-covid, l’Italia con più di 135 mila studenti per 260 mila settimane prenotate si riconfermava in vetta alla classifica mondiale per numero di studenti.
Il 2020 è stato l’anno che ha visto l’irruzione sulla scena mondiale del covid. I numeri sono crollati: solo 1.500 italiani sono riusciti a viaggiare in Gran Bretagna per studiare la lingua. Da notare però che, parallelamente al crollo delle iscrizioni, si è registrato un forte amento della permanenza media: dalle due settimane circa in media nel 2019, si è passati alle diciannove settimane del 2020. Un aumento dovuto soprattutto dall’alta percentuale di prenotazioni per l’Anno all’Estero, l’unico programma che per le sue caratteristiche non ha subìto particolari cali nel periodo del covid.
Il 2021 ha registrato un’ulteriore piccola crescita rispetto al 2020 (3.381 studenti per 18.102 settimane, media cinque settimane) rimanendo comunque molto lontano dai numeri del 2019, mentre una prima vera effettiva ripresa si è avuta nel 2022, con più di 48 mila studenti e 108 mila settimane prenotate.
E così, anche se il 2022 è stato molto migliore del 2021, non è riuscito a recuperare quel volume di iscrizioni che era caratteristico del mercato italiano verso la Gran Bretagna fino al 2019. Questa ripresa più lenta rispetto ad altri mercati europei ed extra-europei è dovuta soprattutto allo scarso numero di ministay, in Italia prima sconsigliati dallo stesso Ministero dell’Istruzione per motivi di sicurezza sanitaria, e poi frenati dalle conseguenze della Brexit: obbligo di passaporto, obbligo anche di visto per gli studenti di nazionalità non italiana.